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Prima di tutto: visualizzala.
Hai in mente l’immagine di una staffetta?
Ti aiuto a ricostruirla, parti guardando questa immagine:
Ecco, questa è più o meno la tipica immagine che dovresti avere in mente quando pensi ad una staffetta: diversi runner fermi ai blocchi di partenza che si preparano a correre con in mano un testimone (quel tipico “tubo” di alluminio di circa 50 grammi che gli atleti stringono in mano e con cui corrono durante la gara) e che tra qualche istante, al momento dello sparo, inizieranno la loro gara verso il traguardo e quindi verso la vittoria… o verso la sconfitta!
Vedi quella situazione nella tua mente e ti chiedo:
dove sei tu in tutto questo? E che ruolo hai?
Sei forse il primo a partire e quindi l’aprifila?
Sei il secondo o il terzo che prendono il testimone e lo passano in avanti?
Sei forse il quarto e quindi colui che riceve il testimone e va a chiudere la gara?
O magari sei tra il pubblico che osserva la staffetta?
O addirittura non sei né tra gli atleti né tra il pubblico, ma da qualche parte del campo di atletica ad osservare la staffetta in un ruolo diverso (cameraman, staff, passi di lì per caso…)?
E se non fossi nemmeno fisicamente lì ma seduto a casa a guardare comodamente dal divano la staffetta che trasmettono in tv proprio lì davanti ai tuoi occhi in quel momento?
Immaginati se nemmeno vedessi la staffetta in diretta ma sei colui che l’indomani compra un giornale in edicola, apre la pagina dello sport e legge di una staffetta 4×100 che si è svolta ieri in un qualche campo sportivo, il tutto corredato di una bella foto con gli atleti che gareggiano.
E pensa se non fossi né uno degli atleti, né un cameraman, staff, pubblico, tizio che passa di lì per caso, spettatore da casa, lettore del giornale ma se settimane dopo qualcuno ti dicesse che settimane fa c’è stata una gara di corsa in cui 4 sportivi si sono passati un tubo di metallo e hanno vinto.
Inizi a capire perché la vita potrebbe essere come una staffetta?
Lascia che sia ancora più chiaro e che il tutto ti risuoni meglio.
La vita è come una staffetta.
Qualsiasi cosa tu faccia potresti essere il primo a partire e a dare lo sprint iniziale (fondamentale!) affinché le cose inizino a funzionare; potresti essere colui che dà la prima botta di energia e motiva tutto il gruppo ad affrontare la gara. E hai in mano il testimone, quindi quel qualcosa in cui metti tutta la tua esperienza e che passi alla persona nella tua stessa squadra dopo di te.
Potresti essere il secondo o il terzo a correre, ricevendo il testimone e quindi l’esperienza e il tempo pregresso di chi ha corso prima di te: non avresti l’onere di essere colui che parte per primo ma hai certamente la responsabilità di far sì che le cose vadano come o meglio di come sono andate fino a quel momento se vuoi vincere la gara.
Potresti essere il quarto e quindi l’ultimo a correre la staffetta, cioè colui che riceve tutta l’esperienza di ciò che è stato fatto fino a quel momento: a te la responsabilità di darci dentro fino in fondo per tenere lo stesso buon tempo dei tuoi precedenti compagni di squadra o di esprimere ancora più energia per correre più veloce del vento e recuperare o aumentare il distacco dagli avversari, così da arrivare in fondo con una vittoria schiacciante!
Potresti essere uno spettatore tra il pubblico, che non può certo avere la responsabilità di vincere la competizione ma ci mette tutto se stesso per far arrivare il suo entusiasmo e la sua energia a chi in quel momento sta gareggiando di fronte ai suoi occhi.
Potresti essere parte dello staff e avere la responsabilità di far sì che tutte le cose funzionino come dovrebbero, affinché ognuno sia al sicuro e possa serenamente pensare alla prestazione che deve mettere in campo in quel preciso momento.
Potresti essere un cameraman e assicurarti che il pubblico da casa possa godere a pieno delle migliori immagini possibili dei loro beniamini che in quel momento stanno affrontando un probabile momento decisivo della loro carriera sportiva sul campo di gara.
Potresti essere un tizio che passa di lì per caso, non sapere nemmeno cosa stia accadendo ma avere la responsabilità di far sì che il tuo comportamento non vada a ledere la competizione che in quel momento si sta svolgendo proprio lì, vicino a te.
Potresti essere uno spettatore che guarda la tv da casa e certamente non poter in alcun modo influenzare l’esito della competizione, ma hai altresì la responsabilità verso te stesso di esprimere tutta la tua energia per vivere a pieno quel momento di pathos e festeggiare o incazzarti a seconda del risultato della gara.
Potresti essere colui che legge il giorno dopo della staffetta sul giornale e che ormai, a risultato accertato, non può fare niente per cambiare il passato (come sempre, del resto) ma può comunque esultare o rimanerne deluso se ti interessa davvero; oppure procedere alla pagina oltre e leggere il resto del pezzo di carta che hai in mano.
Potresti essere uno a cui raccontano settimane dopo di quell’evento sportivo lì di cui forse non ti interessa affatto e continuare a portare avanti la tua vita, concedendo però un momento di puro e sincero ascolto a chi probabilmente con gioia ed eccitazione ti sta raccontando di un evento che lo ha toccato, appassionato o colpito particolarmente tale da volertelo raccontare.
Sei tu a decidere!
Qualsiasi cosa pensi sia il tuo ruolo in tutto questo, ricordati che sei tu a decidere e che non c’è mai un ruolo giusto o sbagliato, ma sempre utile o non utile a te per raggiungere un obiettivo.
Personalmente sento molto vicino alla mia identità un po’ tutti i ruoli che ti ho raccontato fin qui, ma sopra ognuno di essi mi piace essere colui che parte e dà il via ad un progetto o colui che fa lo sprint finale spremendo tutte le energie che mi rimangono per far recuperare terreno alla squadra e portare a casa la vittoria.
In fondo è questione di sensazioni e io sento che quei ruoli lì mi piacciono e mi fanno stare bene.
E tu?
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